Fratel Maturino
segna la nascita della Compagnia di Maria

di Eugenio Falsina

Inverno 1705: nelle vicende storiche dei Monfortani è la data della chiamata all’apostolato di un buon ragazzo avviato al monastero, è considerata a tutti gli effetti la data di nascita della stessa Compagnia di Maria. Da qui la necessità di ricordare non solo il momento, ma un motivo per ripercorrere o meglio rivivere con nostalgia o con rimpianto i momenti e lo spirito che sostennero i discepoli del grande missionario della Bretagna, san Luigi Maria Grignion da Montfort. Forse, per qualcuno, potrebbe essere anche l’occasione di esprimere la voglia di dimenticare, di cambiare pagina, di perdere i ricordi... Le notizie sul conto di questo uomo eccezionale sono poche e laconiche: i biografi di san Luigi da Montfort non ne parlano neppure più dopo il 1711, se non citando il testamento del santo. Maturino Rangeard è nato a ridosso dell’Anjou, a Bouillé-Laurent (o Saint-Paul) il 7 novembre 1687, in diocesi di Poitiers. A 18 anni, dopo aver seguito una missione dei cappuccini nel suo villaggio, decide di cambiare vita e di lasciare per sempre il mondo per dedicarsi alla preghiera ed alla penitenza. Per questo, scende in città, sul finire dell’inverno 1704-1705, per decidere il meglio e cercare una casa che lo accolga. Per caso, ma nei disegni del Padre che non manca mai non esiste il caso, entra nella cappella dell’istituto per la redenzione delle ragazze, detta, appunto, des Pénitentes, per pregare. Montfort che sta confessando, ha la possibilità di osservare la compostezza e il fervore della preghiera di quel giovane, e appena può lo avvicina, gli domanda chi è e che fa... All’improvviso, forse avendo compreso l’indecisione del futuro aspirante, gli dice, alla maniera di Gesù che chiamava i suoi apostoli: “Vieni con me! E lui ascolta, capisce ed ubbidisce”. Montfort da qualche anno, “viste le necessità della Chiesa, gemendo” sta sognando “una piccola e povera compagnia di sacerdoti che passi di parrocchia in parrocchia a tenere il catechismo sotto le bandiere e la protezione della santissima Vergine”. Clemente XI, qualche mese dopo, gli confermerà quell’ideale assegnandogli esplicitamente proprio il compito di evangelizzare nella Chiesa di Francia. Evangelizzare, Montfort lo sapeva bene, significava dare un annuncio di salvezza, ma come annunciare se non c’è chi capisce l’annuncio? Ritornare alle origini, cioè far rivivere il battesimo, certo, significava però spiegarne il senso e l’utilità: far catechismo, insomma. E Maturino era la persona adatta a quel compito: seguirà Montfort di parrocchia in parrocchia, di diocesi in diocesi per dieci anni, comes peregrinationis, compagno di viaggio, a fare il catechista sotto la guida del Montfort che chiamerà Maestro, e sarà cantore, sagrista, organizzatore, custode, maestro di scuola, amico e fratello, e lo accompagnerà fin al letto di morte, il 28 aprile 1716. E dopo resterà con i missionari successori del grande Missionario per altri 43 anni, cioè fino all’ultimo giorno quando si spegnerà a 73 anni, il 22 luglio 1760, dopo una dolorosissima malattia a Saint-Laurent-sur-Sèvre. “Sarebbe difficile raccontare le innumerevoli conversioni operate in seguito alle sue pie esortazioni. Aveva modi premurosi, garbati, affabili; per cui, a parte lo scrupolo che lo tormentava, era l’uomo il più sottomesso, obbediente ai superiori e perfino agli inferiori...” (Hist. S.M.M.) Fu un monfortano? Di spirito e di vita, senza dubbio, anche se giuridicamente forse no. Gli scrupoli gli avevano sempre impedito di emettere i voti religiosi sia durante la vita con il Montfort che in seguito assieme ai primi missionari monfortani. Se gli scrupoli lo fecero sempre distogliere dall’impegno della vita religiosa, lo fecero però diventare prezioso e perfetto esecutore del suo ministero. Montfort, dettando il testamento, cercherà in extremis di fargli superare l’esitazione; mentre stabilisce che vengano assegnati dieci scudi d’argento sia a fra Jacques che a fra Jean (due fratelli laici del gruppo): “Se se ne vogliono andare”, per Maturino stabilirà la stessa somma a disposizione: “Se se ne vuol andare e non fare i voti di povertà e di obbedienza”. È evidente la sottolineatura a riguardo di quei voti mai fatti e che, ormai, sembra suggerire il morente, non c’è motivo di non emettere. La sua permanenza nella comunità sarà la prova del suo attaccamento che supera i vincoli giuridici, ma rafforza quelli spirituali ed apostolici. Vivrà le esitazioni e le incertezze dei primi anni, lavorerà instancabile con tutti, mentore severo e persuasivo del pensiero del Fondatore... E non sarà questa la vera accettazione della “Compagnia” nella quale, avendone assunto in pieno la missione, si sentiva parte integrante ed indispensabile...? Ma c’è qualcosa di più che lo farà davvero “monfortano”. Non potremo mai immaginare quale fosse il concetto di far catechismo assunto con il Montfort, e nemmeno perché Montfort non abbia mai rinunciato alla sua collaborazione nelle missioni anche quando non ne era il direttore, come sotto il Leuduger; probabilmente egli sapeva dell’insostituibilità del lavoro e del metodo di quella collaborazione. Nel 1722 la Compagnia di Maria si costituirà formalmente in comunità, e nello stesso anno, al termine della missione predicata dal p. Mulot a Jaulnay-Clan nella primavera, un vescovo coadiutore di Poitiers, conferirà a fratel Maturino la tonsura “per dare in tal modo più autorità al suo compito di catechista” (Besnard, Vie de Louis-Marie de Montfort, ed. CIM, Roma 1981, p. 606). Ma Luigi da Montfort, però, ci ha lasciato qualcosa di più preciso sull’opera di fratel Maturino. Si leggano le ultime tre pagine delle Règles S.M.M. che riguardano “il modo di fare il Catechismo” durante le missioni. Dove avrà preso quelle note così precise e sistematiche se non vedendo ed osservando come fratel Maturino teneva i suoi catechismi? “il compito di catechista, annota, é il più importante della missione, e colui che ne è incaricato per obbedienza vi si deve applicare con molta cura, perché è più difficile trovare un buon catechista che un perfetto missionario”.